mercoledì 10 marzo 2010

Commemorazione della morte di Gesù


La data più importante della storia

È la data in cui è morto Gesù Cristo. Perché la sua morte è stata così importante? Per diverse ragioni.
Il fatto che Gesù sia rimasto fedele fino alla morte ha dimostrato che un essere umano può mantenere l’integrità dinanzi a Dio.
La sua morte ha anche dato l’opportunità ad alcuni esseri umani di governare con lui in cielo. Inoltre ha fatto sì che molti altri abbiano la vita eterna in un paradiso sulla terra.
La sera prima di morire Gesù usò pane non lievitato e vino rosso come simboli del suo amorevole sacrificio umano. Disse ai discepoli: “Continuate a far questo in ricordo di me”. (Luca 22:19) Ricorderete questo importante evento?
I testimoni di Geova vi invitano cordialmente ad assistere con loro alla Commemorazione della morte di Gesù. Quest’anno la celebrazione si terrà martedì 30 marzo, dopo il tramonto. Potrete recarvi nella Sala del Regno più vicina a casa vostra. Per sapere l’orario e il luogo esatti rivolgetevi ai testimoni di Geova locali.

trasmissione web in diretta ore 20,30 cliccando http://www.zaplive.tv/web/adunanza

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COMMENTO DI APPROFONDIMENTO DELL'INVITO

Eucaristia: oltre la semplice cerimonia

PERSONE di tutto il mondo partecipano a questa cerimonia regolarmente: alcuni varie volte l’anno, altri una volta la settimana, altri ancora tutti i giorni. Eppure è definita “mistero della fede”, e molti di quelli che vi partecipano nemmeno pretendono di capirla. È considerata sacra e si suppone addirittura che sia un evento miracoloso.
Stiamo parlando dell’Eucaristia, quella parte della messa cattolica in cui il sacerdote pronuncia una benedizione sul pane e sul vino e i fedeli sono invitati a ricevere Cristo nella Santa Comunione. Papa Benedetto XVI ha detto che, per i cattolici, l’Eucaristia “è il compendio e la somma della nostra fede”. Non molto tempo fa la Chiesa ha celebrato l’“Anno dell’Eucaristia” nell’ambito degli sforzi volti a “risvegliare ed accrescere nei credenti la fede eucaristica”.
Perfino i cattolici che hanno un rapporto conflittuale con la propria fede sono molto attaccati a questo rito. Per esempio, in un recente articolo pubblicato dalla rivista Time, una giovane definita “cattolica progressista” ha scritto: “Indipendentemente dai contrasti inerenti ai dogmi del cattolicesimo in quanto Chiesa, ci teniamo ancora stretti a ciò che ci unisce nel cattolicesimo in quanto fede: la nostra devozione alla celebrazione dell’Eucaristia”.
Ma cos’è l’Eucaristia? I seguaci di Cristo sono tenuti a celebrarla? Vediamo prima com’è nata questa tradizione; poi potremo concentrarci su una domanda più importante: l’Eucaristia corrisponde davvero alla celebrazione istituita da Gesù Cristo quasi 2.000 anni fa?
Eucaristia e cristianità
Non è difficile capire perché l’Eucaristia è vista come qualcosa di miracoloso. Questa cerimonia ha il suo momento centrale durante la preghiera eucaristica quando, per citare il testo del Catechismo della Chiesa cattolica, “l’efficacia delle parole e dell’azione di Cristo, e la potenza dello Spirito Santo” renderebbero il corpo e il sangue di Gesù Cristo “sacramentalmente presenti”. Il sacerdote, dopo aver mangiato il pane e bevuto il vino, invita i fedeli a fare la Comunione, in genere mangiando solo il pane in forma di ostia.
La Chiesa Cattolica insegna la dottrina della transustanziazione, ovvero che il pane e il vino sono convertiti miracolosamente nel corpo e nel sangue di Cristo. Questo insegnamento ebbe uno sviluppo graduale: il termine fu definito ed entrò nell’uso ufficiale nel XIII secolo. All’epoca della Riforma protestante alcuni aspetti della celebrazione eucaristica cattolica furono messi in discussione. Lutero rigettò la dottrina della transustanziazione a favore della consustanziazione. La differenza è sottile. Lutero insegnava che il pane e il vino coesistono con la carne e il sangue di Gesù, anziché trasformarsi in essi.
Comunque, nonostante nel tempo si siano sviluppate altre differenze sul significato, sul modo e sulla frequenza con cui celebrare l’Eucaristia, in tutte le confessioni della cristianità questa celebrazione ha mantenuto una importanza fondamentale. Ma com’era la celebrazione istituita in origine da Gesù?
Istituzione del “pasto serale del Signore”
Gesù stesso istituì “il pasto serale del Signore”, o Commemorazione della sua morte. (1 Corinti 11:20, 24) Voleva forse istituire un rito misterioso nel quale i suoi seguaci avrebbero mangiato il suo corpo e bevuto il suo sangue?
Gesù aveva appena celebrato la Pasqua ebraica e aveva congedato Giuda Iscariota, l’apostolo che stava per tradirlo. Secondo quanto riferisce Matteo, uno degli undici apostoli presenti, “mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane e, dopo aver detto una benedizione, lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: ‘Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo’. E prese un calice e, avendo reso grazie [greco, eucharistèsas], lo diede loro, dicendo: ‘Bevetene, voi tutti; poiché questo significa il mio “sangue del patto”, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati’”. — Matteo 26:26-28.
Come per tutti i servitori di Dio, chiedere una benedizione sul cibo era usuale per Gesù. (Deuteronomio 8:10; Matteo 6:11; 14:19; 15:36; Marco 6:41; 8:6; Giovanni 6:11, 23; Atti 27:35; Romani 14:6) C’è qualche motivo per credere che rendendo grazie Gesù stesse anche compiendo un miracolo, in modo che i suoi seguaci consumassero letteralmente la sua carne e il suo sangue?
“Questo significa” o “Questo è”?
È vero che alcune traduzioni bibliche rendono le parole di Gesù come segue: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”, e: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue”. (Matteo 26:26-28, CEI; Nardoni) Ed è vero che la forma verbale greca estìn — terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo greco “essere” — fondamentalmente significa “è”. Ma lo stesso verbo può voler dire anche “significare”. E infatti in molte versioni della Bibbia questo verbo viene reso varie volte “significare” o “rappresentare”. È il contesto a determinare il suo significato più preciso. Per esempio in Matteo 12:7 estìn viene reso “significa” da molte traduzioni della Bibbia: “Se aveste compreso che cosa significa [greco, estìn]: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato persone senza colpa”. — CEI; Garofalo; NVB.
A questo riguardo diversi autorevoli biblisti concordano sul fatto che il verbo “è” non rende accuratamente il pensiero espresso qui da Gesù. Il teologo cattolico Jacques Dupont, per esempio, ha preso in considerazione il contesto culturale e sociale in cui viveva Gesù ed è giunto alla conclusione che il modo “più naturale” di rendere il versetto sarebbe “Questo significa il mio corpo” o “Questo rappresenta il mio corpo”.
Comunque sia, Gesù non poteva voler dire che i suoi seguaci dovevano mangiare la sua carne e bere il suo sangue in senso letterale. Perché no? Dopo il diluvio dei giorni di Noè, quando Dio diede all’uomo il permesso di mangiare carne animale proibì esplicitamente di consumare sangue. (Genesi 9:3, 4) Questo comando fu ribadito nella Legge mosaica, che Gesù osservò sotto ogni aspetto. (Deuteronomio 12:23; 1 Pietro 2:22) E gli apostoli furono ispirati dallo spirito santo a confermare il divieto di consumare sangue, rendendo tale legge vincolante per tutti i cristiani. (Atti 15:20, 29) Gesù avrebbe mai istituito una celebrazione nella quale i suoi seguaci avrebbero dovuto trasgredire un sacro decreto dell’Onnipotente Dio? Impossibile!
È chiaro dunque che Gesù usò il pane e il vino come simboli. Il pane non lievitato significava, o rappresentava, il suo corpo senza peccato che sarebbe stato offerto in sacrificio. Il vino rosso significava il suo sangue che sarebbe stato versato “a favore di molti per il perdono dei peccati”. — Matteo 26:28.
Scopo del Pasto Serale del Signore
Gesù concluse la prima celebrazione del Pasto Serale del Signore con queste parole: “Continuate a far questo in ricordo di me”. (Luca 22:19) Di sicuro questo tipo di celebrazione ci fa ricordare Gesù e le cose meravigliose realizzate mediante la sua morte. Serve a ricordare che Gesù sostenne la sovranità del Padre suo, Geova. Serve anche a ricordare che mediante la sua morte come essere umano perfetto, senza peccato, Gesù diede “la sua anima come riscatto in cambio di molti”. Tale riscatto rende possibile la liberazione dal peccato e la vita eterna per chi esercita fede nel suo sacrificio. — Matteo 20:28.
Ma il Pasto Serale del Signore è prima di tutto un pasto di comunione, al quale partecipano (1) Geova Dio, colui che ha preso la disposizione del riscatto, (2) Gesù Cristo, “l’Agnello di Dio”, che ha provveduto il sacrificio di riscatto, e (3) i fratelli spirituali di Gesù. Questi ultimi, prendendo il pane e il vino, riconoscono di essere in completa unità con Cristo. (Giovanni 1:29; 1 Corinti 10:16, 17) Indicano pure di essere nel “nuovo patto” quali discepoli di Gesù unti con lo spirito, coloro che devono regnare con Cristo in cielo come re e sacerdoti. — Luca 22:20; Giovanni 14:2, 3; Rivelazione (Apocalisse) 5:9, 10.
Quando si deve celebrare la Commemorazione? La risposta è chiara se si ricorda che Gesù istituì la Commemorazione in una data particolare, il giorno della Pasqua. Da oltre 1.500 anni gli israeliti, il popolo di Dio, commemoravano annualmente in quella data, il 14 nisan del loro calendario, uno straordinario atto di salvezza che Geova aveva compiuto in loro favore. È chiaro che Gesù stava indicando che in quella data i suoi seguaci dovevano commemorare un atto di salvezza molto più grande, che Dio avrebbe reso possibile con la morte di Cristo. Per questo motivo i veri seguaci di Gesù assistono ogni anno al Pasto Serale del Signore nella data corrispondente al 14 nisan del calendario ebraico.
Ma lo fanno solo per amore della tradizione? Ad essere sinceri, è proprio per questo che molti sono attratti dal rito dell’Eucaristia. L’autrice dell’articolo della rivista Time menzionato prima ha detto: “Partecipare ad antichi rituali così diffusi dà un senso di profonda tranquillità”. Come tanti altri cattolici, lei preferisce la messa in latino, com’era una volta. Perché? “Voglio sentir cantare la messa in una lingua che non capisco perché il più delle volte quello che sento in inglese non mi piace”, ha scritto.
I testimoni di Geova e milioni di persone interessate amano celebrare il Pasto Serale del Signore nella propria lingua, ovunque vivano. Sono felici perché comprendono sempre meglio il significato e il valore della morte di Cristo. Queste sono verità su cui riflettere e di cui parlare tutto l’anno. La Commemorazione è per i Testimoni il modo migliore per ricordare il profondo amore di Geova Dio e di suo Figlio Gesù Cristo, e permette loro di ‘continuare a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi’. — 1 Corinti 11:26.
[Note in calce]
Questa cerimonia è chiamata anche cena del Signore, frazione del pane, assemblea eucaristica, santo sacrificio, santa e divina liturgia, comunione e santa messa. Il termine “eucaristia” deriva dal greco eucharistìa, che significa gratitudine, riconoscenza o il rendere grazie.
Sacramentum caritatis, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2007, pp. 7, 8, 11.
Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1992, n. 1353, pp. 352-3.
Vedi ad esempio Matteo 13:38; 27:46; Luca 8:11; Galati 4:24 nella versione della CEI e nella Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali (NVB).
Citato in Xavier Léon-Dufour, Il pane della vita, trad. di I. Dassori, EDB, Bologna, 2006, p. 52.

Tratto da W 1/4 08

per approfondimenti sulle adunanze:
http://it.wikipedia.org/wiki/Adunanze_dei_Testimoni_di_Geova

www.watchtower.org (sito ufficiale)